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giovedì 9 febbraio 2017

Mangiare o non mangiare

Stasera ho dovuto fare un lungo lavoro, diciamo di contabilità, che non solo mi ha tolto il poco piacere di un qualcosa che ho tentato di fare per me nel mio pomeriggio libero, ma che mi ha anche impedito di cenare. E ormai, visto che sono passate le 23, dopo 4 ore di questo lavoro e le duecento sigarette che ho fumato durante, di fame non ne ho proprio più.
Ma la fame non è mai stata una noia per me. Forse una specie di penitenza, che è durata fino ai 36 anni e mezzo. Ma non posso raccontare la storia della mia fame senza raccontare quella del mio corpo.
Non ho mai, mai mai amato il mio corpo, sono solo riuscita, da circa un paio d'anni a questa parte, a cominciare a conviverci ignorandolo. Non credo mi piacerà mai, ma ignorarlo è già una grande vittoria per me. Significa che sono in grado, ora, di non precludermi le cose perchè, a causa della bruttezza del mio corpo ai miei occhi, non ne sono degna.
Da bambina io volevo fare la ballerina... e forse pure adesso, anche se proprio mentre scrivo, sono sdraiata a letto con il ghiaccio su una caviglia, che ha avuto la bella idea di infortunarsi proprio tre giorni fa.
Mamma voglio fare la ballerina
Si ma prima ti devi laureare
Sono stata cresciuta da una donna manager in carriera, una di quelle persone che si è intristita alla pensione perchè amava il suo lavoro. Una che ogni mattina tailleur e lei si che usciva a comandare. Ma non ha potuto ricoprire alcuni incarichi in azienda perchè era solo diplomata. Quindi la laurea per lei è sempre stata tutto.
Il pezzo di carta. Avrei potuto laurearmi in scienze della caduta della briciola di michetta sul balcone di sotto quando sbatti la tovaglia... sempre laurea era. E per lei valeva.
Non ricordo una volta in cui i miei genitori mi abbiano detto che ero bella (va beh, ci sarebbe il favoloso aneddoto di mio padre, trascinato a vedermi a non so più quale saggio di danza, che alla fine, porgendomi un bel mazzo di fiori, mi aveva detto "come eri bella col costume giallo"... e io avevo danzato almeno 7-8 pezzi... con 7-8 costumi di tutti i colori giusto tranne uno da indovinare). Io non ero la bambina bella. Io ero la bambina brava, intelligente, che faceva un sacco di cose, che era più avanti dei suoi compagni, che spiegava i dinosauri in classe, che a 8 anni sapeva già cosa fosse il natron e cosa Carter aveva ritrovato nella tomba di Tutankhamon... ma non ero bella. Ho come un vago ricordo di alcuni miei pensieri alle elementari, sul fatto che fossi abbastanza carina. Avevo dei capelli fantastici, gli occhi grandi, e non ero nemmeno tanto bassa. Ma niente... non particolarmente bella.
Io non ero destinata ad essere bella, io dovevo essere qualcosa che, per gli stereotipi, solo un bambino, un ragazzo, un uomo doveva e poteva essere.
Credo che sia giusto ringraziare mia madre per avermi cresciuta consapevole che una donna deve sempre lottare un po' di più, essere furba un po' di più, studiare un po' di più... ma so anche che questo ha creato dei problemi alla mia femminilità e al mio modo di percepirmi. Ancora adesso, quando magari sono fuori con amiche, se qualcuno viene a fare il brillante e le importuna, mentre tutte ridono come ochette maliziose io faccio l'uomo della situazione e mando affanculo la gente. Una volta uno è venuto a fare lo scemo con me in discoteca e mi ha dato una pacca sul culo. Io stile furia cieca l'ho preso per il collo e l'ho attaccato alla parete...
Non sono mai stata completamente convinta di essere femmina, anche se ho tanti difetti noiosi molto femminili. L'immagine che lo specchio mi ha sempre rimandato non faceva che confermarmi le mie idee. Una donna dovrebbe avere i fianchi, le servono per partorire. Lo stereotipo dice 90-60-90... io sono sempre andata giù tipo tronco, senza un accenno di vita, senza torace più o meno sottile, senza fianchi. Sembra una cazzata, in un mondo di donne col culone e la cellulite... ma io mi sono sempre vista come un palo informe con le tette attaccate. E la pancia... la genetica della mia famiglia è la pancia. Queste cose mi hanno fatto vivere male... ma che dico male, malissimo, la quasi totalità della mia vita. Sono arrivata a pensare di essere così orribile e deforme da non meritarmi nulla. Nemmeno uscire di casa, nemmeno fare sesso col mio fidanzato. Figuriamoci mangiare. Per anni il mio desiderio per natale è stato l'addominoplastica.
Quindi ho collezionato tantissimi problemi alimentari, da vera adolescente... ah li so tutti... non mangiare, mangiare di nascosto, controllare da psicopatica le etichette, indursi il vomito, fare attività fisica oltre il limite solo per dimagrire... giusto i lassativi non prendevo... ma quello credo solo perchè avevo comunque altri disturbi.
Quindi no, non mangiare non mi preoccupa.
Poi sono successe delle cose, quasi tutte insieme. Ho conosciuto un dottore che ha capito, dopo anni e anni di esami di ogni tipo, compresa una golosissima colonscopia senza anestesia, che avevo delle intolleranze alimentari, che non dovevo mangiare alcune cose, e questo cominciava ad aiutare dal punto di vista della pancia. Ho conosciuto un altro dottore, che immagino verrà fuori spesso qui, lo Psichi (uno psicologo) che è stato capace dove nessuno era mai arrivato di farmi vedere cose che non pensavo ci fossero. E poi ho conosciuto un altro uomo, di cui so che dovrò parlare spesso, il Brucaliffo, perchè bravissimo, quasi poetico, a fare i cerchi di fumo con le sigarette. Lui mi ha fatto sentire bella davvero, per la prima volta, a 36 anni suonati.
Ma ancora adesso il mio corpo è allenatissimo al digiuno. Posso non mangiare per giorni interi di seguito.
E se mi sento triste o depressa, la prima cosa che provo è nausea... come se i miei momenti di bulimia fossero cronicizzati dentro di me.
Da quando c'è il Brucaliffo tutte queste cose che sono state con me per più di 25 anni non ci sono più.
A volte vorrei non averlo superato come problema... perchè era così semplice darsi la colpa perchè si è brutte, grasse e deformi. E appena c'è un problema io smetto di mangiare... perchè di sicuro il problema sono io e privarsi del cibo è una buona, giusta e dolorosa punizione,

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