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sabato 25 febbraio 2017

tanti auguri di buon compleanno

E' noto come le feste, generalmente quelle natalize, aumentino di gran lunga le difficoltà in quelle persone che non si sentono bene.
La festa più importante dell'anno per me è sempre stata il mio compleanno. Frequentando tanti posti ho sempre fatto mille feste... a danza, allo spettacolo, a casa, in pizzeria, a ballare, all'aperitivo. Sono sempre stata circondata dagli amici e dai parenti, e sono sempre stata sommersa da regali.
Anche quando ci sono stati degli anni brutti, alla fine siamo sempre andati fuori a mangiare con gli amici, con i genitori.
Abbiamo sempre festeggiato il 24 a casa dei miei con la cerchia più stretta e quintali di pizzoccheri.
Io non posso pensare di avvicinarmi di nuovo ai pizzoccheri. Li ho scampati a natale e ancor più facilmente ho evitato ieri.
I pizzoccheri sono il mio piatto preferito, fatti dal mio papà, sono l'orgoglio della famiglia e tutti vogliono venire a mangiarli.
Io non posso più. Li ho mangiati l'ultima volta, in una delle mitiche vaschette schiscietta di mia madre, insieme a lui, che non li aveva mai assaggiati.
Gli erano piaciuti tantissimo, non poteva essere altrimenti, e quella è l'ultima volta che mi sono avvicinata ai pizzoccheri.
La lavorazione è lunga... preparare la verdura, tagliare i formaggi... richiede davvero molto tempo, anche perchè se ne preparano sempre delle quantità industriali.
Non posso mettere i miei genitori nella condizione di cucinare per me per ore e ore e poi cominciare a piangere nel piatto e non toccare cibo.
Ci sono altre cose che non riesco più a mangiare... l'insalata di polpo, le seppie in umido coi piselli, la torta salata con gli spinaci, il riso basmati.
L'altra notte avevo tantissimo caldo, e mi sono messa a letto con solo una maglietta (dei Nirvana).
Niente mi sono dovuta alzare e mettere slip e pantaloni del pigiama. Neanche il contatto pelle-lenzuola è sopportabile. Non posso sentirmi toccare, neanche dalle pieghe delle coperte.
Mi sembra una vita che non faccio l'amore, che non vengo abbracciata e baciata. Trovo insopportabile non esserlo. Senza troppe false modestie penso quasi che sia pure uno spreco. Ma non posso minimamente concepire l'idea di andare con qualcun altro/a.
Penso che se cercassi di convincermi, farei come Carrie e comincerei a piangergli in bocca.
Non riesco a guardare le gif soft porno su facebook...  mi metto a piangere e mi viene la nausea.
Manca ancora un po', ma il prossimo giro di boa sarà quello dei sei mesi, quindi direi che siamo quasi a metà.
Diceva Charlotte York che per dimenticare qualcuno devi soffrire la metà del tempo che ci sei stata. Direi che è una cazzata, visto che per "superare" 2 anni con paolo sono finita a letto con tipo chiunque a partire da una settimana dopo, e ho tentato di riavere una relazione solo dopo 3 anni.
E cmq non mi sono mai sentita così. Non riconosco la mia incapacità di reagire aggrappandomi alle mie cose e tentando di fare il meglio.
Ero terrorizzata, davvero terrorizzata ieri sera, per la paura di sentire il citofono e scoprire che una delegazione di amici si era presentata armata di dolci e alcol per festeggiarmi. Per fortuna non è successo.
Avevo pianificato bene il mio pomeriggio di ieri, ma mi serviva un aiuto serio. Non è arrivato, neanche se richiesto.
Anzi
Ero tentata di dire va bene allora faccio da me, ma ho paura di sbagliare e di peggiorare la situazione.

Non credo si possa fare molto, io semplicemente qui non ho più niente da fare, non esiste alcuna possibilità di sopravvivere a tutto questo.
Dovrei cambiare lavoro, e lo farei, se lo trovassi... sto cercando da mesi
Dovrei andare in vacanza a riposarmi, ma non ho i soldi e soprattutto non potrei lasciarmi a casa mentre vado in ferie.
Dovrei andare via in generale, ma non puoi prendere e abbandonare tutti per farti i cazzi tuoi...

Bisognerebbe solo avere il coraggio di non sbagliare le dosi, prendere la quantità corretta di alcol e di farmaci, senza avere la possibilità di svegliarsi sana e salva in mezzo al proprio vomito, o peggio ancora in un ospedale con un ago in un braccio.

Tutti mi dicono scopa. Scopa quello che è carino, scopa quello che è il marito di chi ti ha sputtanata, scopa quei due insieme, divertiti e scopa.
E' tutta la vita che faccio così... ho 38 anni e sono 25 anni che scopo. Scopare non ha mai portato a nulla di buono, se non in alcuni effimeri momenti.

E' vero, la mia mente a volte funziona come quella di un 14enne allupato alle medie... e spesso mi sono ritrovata a ridere con le mie amiche dicendomi va beh almeno ho scopato.

Ma anche con l'uomo più oggetto della terra, che cosa potrei mai ottenere? Di arrivare alla fine e dire si non mi è piaciuto? A me piacciono i pizzoccheri, la pasta normale la mangi per sopravvivere. E non siamo in una situazione tale per cui senza pasta neanche sopravvivo. Non esiste accontentarsi, non esiste passare il tempo, non esiste nemmeno avere un orgasmo serio da dildo.

Non è non c'è la mia birra preferita e ripiego su un'altra, tanto la birra è birra

Io voglio solo sentire il peso e il calore del suo corpo sopra il mio, e saperlo qui sempre

mercoledì 22 febbraio 2017

Sempre più veloce

Mi sento come un latticino in scadenza. Sull'orlo del rancido.

I messaggi "cosa facciamo?" cominciano ad arrivare e ad essere troppi. Io non so più cosa dire alla gente. Non sono interessata a festeggiare, non mi servono i regali che con tanto amore so che mi avete acquistato... voglio un regalo solo.

E' buio, è tutto buio e dopo il week end al lavoro è pure peggio se possibile.

Non ne posso più.
Non ne posso più
Non ne posso più

Donna Hayward "Se adesso tu finissi alla deriva nello spazio, pensi che ti fermeresti dopo un po' o cadresti sempre più veloce?"
Laura Palmer "Sempre più veloce... per qualche minuto non sentirei niente di niente, alla fine però prenderei fuoco e arderei in eterno... e gli angeli non mi potrebbero aiutare, perduti anche loro in un grande vortice"

martedì 21 febbraio 2017

Pastiglie

Sono un po' di notti che dormo. Farmacologicamente ma dormo.
Riuscire a dormire ha due vantaggi: non sogno (e per quanto siano meravigliosi i miei sogni da un anno e mezzo, il risveglio e la realizzazione che, si, è solo un sogno, sta diventando davvero insopportabile) e scappo per 8 ore.
Saluto, spengo tutto, metto in bocca la compressa orosolubile e mi godo il momento.
Si appiccica come l'ostia alla lingua e al palato, e toglierla sembra come dare un bacio.
E allora mi rigiro verso il suo posto, e fingo di essere baciata davvero.
Il tepore è quasi istantaneo, una sensazione tipo coperta con le maniche sul divano. Ti senti molle, ti senti quasi libera... e dormi.
E' diventato il momento gradevole della mia giornata.
Un po' mi spiace, perchè penso che magari lui mi scriverà o vorrà parlare con me, ma mi troverà addormentata.
Un po' mi spaventa svegliarmi, come stamattina, e non trovare messaggi...
Passo il tempo sperando che sia il giorno giusto, che lui torni... ma vivo anche nel terrore che sia il primo giorno in cui lui decida di ignorarmi.
E penso al mio compleanno imminente.

E in fondo mi dico... ma si, devi solo arrivare a venerdì

venerdì 17 febbraio 2017

Quel momento di blocco

Dopo una giornata di impegni e di varie cose da fare, ancora non terminate, mi trovo qui a fissare il foglio bianco della sezione di scrittura del blog.
Perchè ovviamente quando cominci a scrivere non è già tutto carino puccettoso e arancione come appare poi finito.
E' un po' che guardo il foglio bianco... e non so, forse è un momento stile "blocco dello scrittore"
Bloccata di sicuro, ma scrittrice direi proprio di no.

Mi sento dei pesi addosso, in alcuni punti specifici del corpo, come se fossi legata con catene spesse. Incatenata da grossi anelli metallici assicurati con un lucchetto.

Forse c'è pure una chiave lì vicino, a portata di mano... ma manca la volontà di muovere quel minimo i muscoli per raggiungerla.

Durante la giornata di oggi una delle persone che in qualche modo cerca di spronarmi a non ho capito bene che cosa, mi ha fatto un elenco di cose che secondo lei devo fare.

Inutile dire che sono cose che non mi allettano, non mi interessano, non ne vedo lo scopo. Mi ha risposto che se tanto stiamo scavando il fondo probabilmente non c'è neanche qualcosa da perdere, e tanto vale tentare. Credo che se tentassi potrei pure peggiorare la situazione.
Mia madre mi finisce le frasi al telefono, ormai completamente satura dalle mie risposte.
Mi limito a rispondere "solito" quando al mattino mi chiede come sto, giusto per non dirle la verità, per paura di peggiorare la cosa, e a negarmi a qualsiasi tipo di invito per pranzo, cena, caffè ecc.
Mamma spesso, quasi tutte le settimane, viene a casa ad aiutarmi con le pulizie, e diventa sempre più difficile farla venire in giorni in cui io sono al lavoro.
Lei tenta di starmi vicino, di farmi compagnia, ogni volta che abbiamo parlato della mia situazione ha sempre sottolineato quanto vivere da sola non sia d'aiuto secondo lei.
Mi ha anche proposto più di una volta di tornare a vivere, magari per qualche tempo, a casa loro.
Non riesce a capire che sarebbe solo peggio, che io desidero isolarmi, non so se ha mai avuto chiaro che mio fratello non si è trasferito in un'altra città per trovare chissà quale fortuna... mio fratello è letteralmente scappato di casa.
E' stato qui qualche settimana fa, non lo vedevo da mesi, neanche a natale si è presentato. Mi ha accompagnata a fare i miei due primi piercing e mi ha parlato. Credo che mio fratello non mi abbia mai parlato prima in vita sua. Mi ha detto che ne ha pieni i coglioni di dove sta, ma che se torna, essendo il suo appartamento giustamente in affitto, dovrebbe tornare a casa con mamma e papà, almeno fino a che gli inquilini non concludano il contratto. Non sapevo che fare, e allora gli ho offerto casa mia... gli ho detto se vuoi, vieni da me.
Non voglio nessuno in giro, ma come fai a non aiutare tuo fratello. Vedremo.
Quindi evito i miei genitori più che posso. Non è colpa loro poveri, ma io li guardo e vedo una coppia infelice, e questo mi fa ripiombare più pesantemente nella mia condizione. Io guardo mia madre e penso che non volevo finire così.
E ci sono riuscita... anche se i termini erano molto diversi, io ce l'ho fatta a dire stop ad una relazione duratura che ormai non faceva altro che buttare sale nel caffè. Certo, io avevo solo due conigli da gestire, non due figli come lei, e non è stato facile mandare via chi viveva con me. Ma quella persona stava diventando troppo nociva e ci saremmo uccisi a vicenda. Anche se pur di non ammettere pubblicamente il fallimento avrei sopportato ancora. E anche se alla luce della situazione attuale, era meglio prima che adesso.
Tra le cose che mia madre fa quando viene qui c'è raccattare la biancheria varia e cambiare il letto, in modo che poi io mi possa più velocemente gestire la lavatrice.
Sono preoccupata perchè mercoledì sul letto ci dovranno essere le lenzuola rosse, per via dell'arrivo di un amico fotografo che desidera fare degli scatti in camera mia. E devo trovare il tempo e la voglia e la forza di cambiarmele da sola prima di lei.
Altrimenti mamma vedrà quel che ho già controllato da me... il lenzuolo attualmente presente è nero, e non si nota, ma sotto, il coprimaterasso bianco di spugna e lo stesso materasso sono macchiati di sangue.
Ogni tanto esagero un po'
Non lo sa ancora... sono cinque mesi e cinque giorni che ho ripreso a tagliarmi in maniera costante e direi quasi sistematica, e lei non lo sa ancora. E oggi qui si girava serenamente in felpa... tra pochissimo farà caldo.
E c'è quella parte di me, che ignora quella che sta pianificando un suicidio, che si preoccupa di quando arriverà definitivamente il caldo e le maniche lunghe non saranno contemplabili.
Penso di continuo al mio corredino. Mi sembra decisamente l'unica via d'uscita plausibile.

giovedì 16 febbraio 2017

I f***ing love you

Oggi è stata una giornata devastante.
Talmente devastante che non posso neanche scrivere.

Vado a letto, e non avendo con me il mio solo e unico Mr Big, mi accontenterò del Principe T, dove T sta per Tavor. Magari nei prossimi giorni ragioneremo sulla cosiddetta Vitamina T, dove T sta per Tanax.


mercoledì 15 febbraio 2017

Donna il tuo posto è in cucina...

... si, ed è in cucina che tengo i coltelli.
Stavo andando a controllare la cottura della patata dolce che preparerò per cena.
L'idea è di farla bella e carina, con le verdure colorate... poi vedremo se la mangerò, quello è tutto un altro discorso.

La patata dolce tagliata a metà bolliva nell'acqua appena appena salata. Dovevo solo spegnere il gas e lasciarla riposare prima di trovare la forza e la voglia di lavorarla.
Invece ho solo sentito un impulso fortissimo di mettere la mano nell'acqua.
Anzi no, di versarmi l'acqua bollente sulle mani, almeno su una.

Questa cosa mi ha disturbata.

Ho spento il gas e sono uscita dalla cucina quasi scappando.
Non riesco a razionalizzare questo tipo di istinto. Forse proprio perchè è istinto non dovrebbe avere razionalità... non so...
Ma insomma non è una roba normale.

Sento che sto cambiando, specialmente su punti che ritenevo fermi nella mia mente.
Ho cambiato idea su un'infinità di cose che credevo insite in me, pilastri di granito.
Non riesco più a riconoscermi.

La mattina mi guardo allo specchio mentre mi lavo, mi vedo nuda e invece di provare la solita, confortante e conosciuta repulsione verso la mia immagine, che mi ha accompagnato per 36 anni, mi vedo carina a tratti bella e la cosa mi crea un disagio, se possibile, superiore alla situazione precedente. Lo so è contorto. Ma almeno prima mi guardavo, provavo schifo, mi incolpavo di tutto e andavo avanti senza pensarci a fare le mie cose. Adesso mi guardo, sento la sua voce che mi dice cose, cose che mi ha detto, non che mi invento io, e sto peggio. Mi chiedo se sono tanto bella perchè cazzo lui non sia qui.

Ho sempre avuto un problema di dipendenze di vario tipo... verso vizi, cose, persone.
Alcune dipendenze possono essere cammuffate dalla parola "collezionismo".
Altre, come il vizio del fumo, sono in realtà l'unico motivo valido che sento per accarezzare l'idea di smettere.
Altre sembrano stupide, e quindi cerco di evitarle, come alcuni tipi di giochi... so che poi non riesco a staccarmici, e allora lascio perdere.
Un buon modo per limitare le proprie dipendenze è giocare alla volpe e l'uva. Siccome so che poi potrebbe diventare un casino, fingo di essere convinta che faccia schifo. E me ne convinco bene.
Poi ci sono cose che mi sembrano totalmente fuori luogo, come possono essere le sostanze illegali di vario tipo, o l'idea che prendendo questo o quello si possa stare bene.
Ma non nel senso mi fa male la pancia perchè ho l'endometriosi, quindi mi faccio di ibuprofene e tramadolo, è più una cosa tipo la mia vita fa cagare, devo fare questa cosa, proviamo a bere che magari poi riesco a superare ste 3-4 ore.
Questa non sono io e questo non è figata c'è una festa spacchiamoci a merda per ridere. Questo è un deliberato desiderio di usare qualcosa per sfuggire.
Non importa che sia giusto o sbagliato. Per me è sempre stato solamente inaccettabile, deplorevole, da non fare.
Se c'è un problema si tirano fuori le palle e lo si affronta, non si prende roba per fingere qualche ora che il problema non ci sia.

Questo era il mio pensiero.
Sono molto spiazzata dal sentire i miei pensieri scivolarmi fuori dalla testa con la consistenza della nebbia.

Quasi 40 anni e mai fatta una canna. L'odore mi fa schifo, l'idea che sia illegale mi disturba, il ricordo di tutti i miei amici che fumavano e poi erano mezzi addormentati mi ha tolto qualsiasi tipo di curiosità.

Adesso penso quasi che se fa addormentare dovrei superare lo schifo e cominciare ad usarne.

In fondo, orrendo odore a parte, quale può essere la differenza con un sonnifero, un ansiolitico, uno psicofarmaco qualunque...

Io non sono più io.
In parte non me ne frega niente, avanzo per inerzia e spero che finisca presto, perchè anche pensare continuamente a morire sta diventando una dipendenza.
Per l'altro verso mi preoccupa. Mi preoccupa tanto il distanziarmi troppo da me stessa, e trasformarmi in qualcosa di diverso, lontano da quella che l'ha fatto innamorare.
E' come pulire la casa... non me ne frega un cazzo... ma se citofonasse proprio ora?

Pomeriggio libero vs pomeriggi di lavoro

Detesto fortemente il mio lavoro, detesto la fatica che ho fatto per farlo e quella che devo/dovrei mettere per farlo dignitosamente.
Non sono mai stata molto brava a chiudere la saracinesca all'orario di chiusura (che è tipicamente all'ora del boh).
Se potessi tornare indietro manderei tutti a fanculo per le sottili pressioni e non commetterei mai più tale scelta. Forse farei comunque l'università, giusto per avere la festa di laurea (e il regalo)... ma quanto mi piacerebbe un lavoro alienante senza alcun tipo di conseguenze, responsabilità e, possibilmente, retribuito in maniera dignitosa.
E' il più grande errore per far contenti gli altri che mi porto dietro e, ogni volta che qualcuno si complimenta, dicendomi che sono buona/brava/competente/skillata/preparata ecc, subentrano due tipi di pensieri negativi:
pensiero 1 - quindi ogni volta che so, non per falsa modestia o sottovalutazione delle mie capacità, di non conoscere o saper fare una cosa, tutti mi rompono il cazzo come se io fossi dio sceso in terra, avessi la scienza infusa e rompa solo la minchia perchè sono un'insicura di merda.
pensiero 2 - se sono tanto brava a fare una cosa che non mi piace, non desidero fare, volevano altri, non mi permette di mantenermi, ormai è solo ulteriore fonte di dispiacere e cmq non posso più fare come prima... chissà dove sarei potuta arrivare se avessi potuto fare qualcosa che un minimo mi interessi.

Però, anche se non lo volevo, anche se questo lavoro mi impegna quasi tipo sempre, anche se non mi consente di mantenermi, causandomi un bel po' di problemi (non è divertente chiedere sempre i soldi a mamma e papà per pagare le tasse, non fare vacanza mai, vivere comprando cibo in offerta, sigarette e carburante e 20 euro di uscita a settimana) e anche se mi ricorda continuamente che sono una fallita senza l'amore della persona che vuole, un po' mi dispiace pensare di lasciarlo... perchè è anche un'abitudine... in fondo non ho mai fatto altro...

Dicono che lavorare e doversi concentrare dovrebbe aiutare a non pensare, a superare per qualche ora il buio della mente... ma non è così per me.
E' uno sforzo sovraumano andare a lavorare.
Alzarsi al mattino dopo non aver dormito*, guardarsi allo specchio mentre ci si lava e ci si veste, accudire in qualche modo gli animali, caffè sigaretta caffè sigaretta caffè
Avere a che fare coi clienti, che vogliono tutto e subito, e se ne fottono se tu alle 13 chiudi, devi aspettarli perchè loro lavorano, e hanno degli orari. Devi star lì, sorridere, accontentare tutti... e sperare che a nessuno venga in mente di alzarti le maniche o di accorgersi che dentro sei morta.

Devi sorridere e nasconderti per il pianto di mezza mattina, devi inventarti sempre scuse per non mangiare in pausa pranzo, devi fare del tuo meglio perchè se sbagli sono cazzi.

Nei momenti liberi invece posso dare sfogo a tutto quello che mi viene di fare e ignorare quel che lascio per terra.

Vivo in una situazione contrastante... in parte non capisco a cosa serva tenere pulito, sistemare le cose, pensare al bucato, ai piatti o alla cena. Dall'altra parte ho come un senso morboso di tener pulito, perchè Lui potrebbe tornare da un momento all'altro.
Dopo più di 5 mesi ci spero anche più di prima.
Dopo san valentino poi...

Sono stanca e vorrei solo dormire

E ora che posso farlo, perchè ho i farmaci, non penso ad altro




* ieri per fortuna ho fatto la fantastica combo tavor+ melatonina e, anche se non è sopraggiunta la sensazione meravigliosa che ricordavo, ho dormito 11 ore (infatti stamattina ritardo...)

lunedì 13 febbraio 2017

They remember this as Valentine's Day

Un bel giorno mi sono innamorata.
A conti fatti non so se sia stato davvero un bel giorno, visti i guai che crea.
Qualcuno una volta ha detto una roba tipo "meglio soffrire per amore che non averlo mai trovato"... o qualcosa del genere.
Va beh il concetto è chiaro.
Non sono d'accordo. Sono più per "Beata l'ignoranza se si sta bene di cuore e di panza" o qualche altra roba del genere... non so me lo dice sempre mio fratello.
Immagino sia ignoranza nel senso di ignorare, ignorare l'esistenza di qualcosa.
Credo che abbiano tentato di insegnarmi che nella vita si debba essere corretti e rispettosi di tutto e tutti, ma che alla fine si debba porre sè stessi sopra qualsiasi cosa... non tanto per egoismo quanto per amor proprio.
Boh, forse è pure vero... ma sarà che hanno tentanto di inculcarmelo talmente tanto, che hanno ottenuto credo il risultato opposto.
Ogni volta che nella mia vita ho avuto dei momenti no di durata superiore alle 24-30 ore scattava l'elenco delle ramanzine... e non puoi ridurti così, e devi reagire, e sai solo lamentarti e poi, la migliore, la mia preferita:
SEI UN'EGOISTA E PENSI SOLO A TE STESSA
che tradotto è vederti stare male ci fa stare male, quindi sei una stronza che vuole farci stare male.
Recentemente ho anche sentito un "non ti ho cresciuta per ridurti così"
E cosa sono? Un soldato?
Non sopporto tre cose: che si sottovalutino i miei sentimenti, che mi si dia dell'egoista (visto che a conti fatti passo la mia esistenza a cercare di far star bene tutti prima di me) e che mi si diano dei consigli sottoforma di sgridata/insulto (mi rendo conto del desiderio di vedere delle reazioni, ma con me è proprio un modo da evitare, si peggiora terribilmente la situazione).
Nell'ambito di "te stessa prima di tutti" mi è stato insegnato che prima io, poi la famiglia e gli amici, poi insomma un po' di tutto e gli uomini (i partner amorosi insomma) per ultimi.
La ragazza/donna che soffre per amore fondamentalmente è una cogliona perchè l'amore non esiste, gli uomini sono tutti degli stronzi, le donne tutte troie e diciamo pure non ci sono più le mezze stagioni così abbiamo completato la fiera del luogo comune.
E quindi ovviamente ho passato gli ultimi 26 anni alla ricerca di quell'amore che, mi è stato insegnato, non esiste, non è vero, tu guardi troppi film.
Credo sia piuttosto normale fare le proprie esperienze, sbattere la testa contro il muro, a costo di sentirsi poi dire "io te l'avevo detto"
Mamma dice questo libro è troppo spaventoso e impressionante, non voglio che tu lo legga... ovvio che rubo il libro prima di partire per la gita scolastica e me lo leggo tutto in 4 giorni, anche nella cuccetta del treno verso la costiera amalfitana.
L'amore non esiste bla bla. Ma perchè? Solo perchè a te è andata male e non hai avuto il coraggio di "rimetterti in gioco"? Solo perchè in un bel momento della tua vita hai deciso che non eri tu quello importante per te, ma lo erano i tuoi figli e hai deciso, sbagliando, per loro?
In buona fede, per carità, ma comunque sbagliando.
Dicono che l'amore per i figli sia il più grande che si possa provare. Immagino che sia per questo, principalmente, che non ne ho mai desiderati, a parte per 5 minuti quando avevo 14 anni e per 3 minuti quando ne avevo 23.
Avrò un concetto sbagliato, ma ho sempre visto i figli non come la giusta conseguenza di un grande amore tra un uomo e una donna, ma come un metodo infallibile per convogliare l'amore che due persone hanno l'una per l'altra verso una terza persona, che, senza dubbio, li allontanerà l'uno dall'altra. Probabilmente non è vero, e certamente non è così per tutti. Ma questo è il mio pensiero e immagino che se una pensa così, faccia solo bene a non procreare, malattie e mancanza di sementi a parte.
Ne ho sentite di tutti i colori... donne che smettono di prendere la pillola di nascosto nella speranza che restare gravide legasse per sempre il compagno, gente che spera che una gravidanza dia una scossa ad una relazione che vacilla, gente che siccome sta insieme allora l'idea di un'interruzione di gravidanza non pianificata e non voluta va accettata, gente che "dobbiamo farlo ora perchè c'è una finestra spazio-temporale che prima o poi si chiude", gente che "se non avrò figli, chi si occuperà di me quando sarò vecchio/a?". Sono citazioni vere.
Per onor di cronaca ho anche visto coppie con figli felici e consapevoli (e di conseguenza bambini ben educati, sereni e stabili). Sono felice per loro, probabilmente hanno vinto tutto, ma sono una minoranza, almeno nella mia esperienza.
Una cosa è certa. Tu puoi amare tuo figlio/a più di ogni cosa al mondo e, se sarai fortunato/a, sarai ricambiato.
Ma ci sarà per molti un momento più o meno lungo, più o meno buio, in cui tuo figlio/a ti darà la colpa per averlo messo/a al mondo. I figli non chiedono.
E così, dopo tanti anni io posso finalmente dire grazie ai miei genitori, per aver cercato in ogni modo di difendermi, sperando di farmi credere che l'amore non esista.
E posso in qualche modo dar loro in maniera molto sottile la colpa, perchè forse se non mi avessero insegnato che l'amore non esiste, non mi sarei mai impegnata tanto per cercarlo, non l'avrei trovato e non sarei stata catapultata nella sofferenza assoluta di chi l'amore lo perde dopo averlo conquistato.

E niente... per me è così... Un bel giorno mi sono innamorata. Quindi Buon San Valentino


venerdì 10 febbraio 2017

L'amore, l'abbandono e altre malattie

Come a chiunque, anche a me è capitato, diverse volte, di perdere la persona a cui volevo bene.
Niente di eccezionale o di diverso dalla vita di tutti, immagino.
I primi psichi o gli amichetti un po' più profondi mi hanno sempre detto che le mie difficoltà con gli uomini sono state causate dal rapporto anomalo che ho con mio padre, eterno bambino, responsabile, ai miei occhi di adolescente, di un grave torto, fatto a mia madre, a mio fratello, ma soprattutto a me. Per qualche tempo ci ho creduto pure io. Poi crescendo, sempre per quel meccanismo traumatico di scoprire che mamma e papà sono esseri umani e non supereroi, mi sono resa conto che di quello che aveva fatto mio padre non me ne fregava nulla. Non riesco a perdonargli di aver detto bugie su di me, ma fondamentalmente who cares, un botto di gente da sempre dice cazzate su di me.
E comunque metabolizzato l'evento, le reazioni per tutti esagerate agli abbandoni non se ne sono certo andate.
Mi sono innamorata nella mia vita, ho avuto storie lunghe, una di 6 e una di 8 anni. Ho detto basta tutte e due le volte. Non senza prima provare a sistemare, specialmente la seconda, non senza annullare i miei pensieri e le mie aspettative... ma non funzionava. E se non funziona non c'è verso.
E'normale, è così, e si reagisce.
Direi a pari numero di volte, mi è capitato di essere dall'altra parte, di quella che si sentiva dire che non funzionava, ed è sempre stato completamente inaspettato. Nessuno dei gentili signori (e delle signore, perchè ci sono pure quelle, mica sono omofoba io) si è mai preoccupato di dirmi "tesoro io ho questo problema/ansia/disagio, vediamo se si può mettere pezza". No, non ho mai meritato qualcuno in grado di essere chiaro e onesto con me almeno la metà di quanto lo sono io. Non imparando la lezione, continuo a dire sempre tutto quello che penso, anche a sproposito. E così al trauma dell'abbandono si è sempre sommato quello del cosiddetto fulmine a ciel sereno.
La migliore? Lui, sempre lui, il buon vecchio Paolo, appena dopo natale, ma prima di capodanno, così collezioni regali e poi vai alla festa del 31 sereno. Quell'anno mi aveva regalato a natale l'ultimissimo cofanetto di Twin Peaks uscito in quegli anni. Gliel'ho restituito quando ho saputo.
Mi ero chiusa in casa, non sono uscita per giorni (allora era facile, se sei studente non hai un datore di lavoro a cui render conto) e ho smesso completamente di mangiare. Andavo avanti a caffè, birra, vino e sigarette. La notte di capodanno l'avevo passata a letto, col Principe Tavor, e con una scatola di Wilkinson, vecchio modello, quelle che avevano la scatolina di plastica bianca e la linguetta di cartone nero. Credevo di impazzire. Le mie amiche mi venivano a trovare a casa... Poi un giorno mi ha chiamata un amico suo, uno con cui avevo un bellissimo rapporto. Mi ha detto che mi doveva parlare.
Me lo ricordo come se fosse ieri, una giornata di primavera eccezionale in pieno gennaio, davanti al Castello. Abbiamo camminato fino ad una panchina, io armata di mille lucky strike e una heineken da 66. Lui mi ha chiesto come stavo e, visto che faceva l'infermiere, ha dato un'occhiata alle mie ferite varie. Mi ricordo che mi aveva anche controllato la testa, per vedere i capelli strappati, così, sulla panchina del parco. Mi ha detto che era molto brutto quello che stava per dirmi, ma che era certo che mi avrebbe aiutata per il dolore. E così mi ha raccontato di come il mio bel principe coi fanali verdi che cambiavano colore (mai fidarsi delle persone a cui gli occhi diventano gialli) di principesco non avesse niente di niente, e che frequentava una ragazza appena maggiorenne, senza manco aver avuto le palle di farmi le corna.
E così, mossa dall'odio ho tirato fuori due palle giganti che manco pensavo di avere, soffrivo come una bestia, ma tanto ho fatto che lui si è dovuto trasferire in un'altra città, non prima di averlo mandato quasi all'ospedale per le botte che gli ho dato (sono un fiore delicato, io). Nel giro di una settimana ero fuori di casa agghindata da battaglia e nel giro di una settimana, qualche ora e qualche gin lemon ero nel mio peugeut alle 4 di mattina con le mani di Cosetto un po' dappertutto. E fanculo.
Ho un parallelismo golosissimo, giusto per convincermi scrivendo di come mi funziona la testa.
Sono stata attaccata e morsicata da un numero considerevole di gatti, cani, gatti, conigli, gatti, criceti, gatti, ratti, gatti, pappagalli, gatti e una volta pure una stupida tartaruga. Ma ogni volta, per quante madonne io sia riuscita a tirare (fa male, fa malissimo) riuscivo sempre a darmi una spiegazione... ha paura, il proprietario è un coglione, devo fargli una manovra fastidiosa, sono stata maldestra... la spiegazione non mi ha mai preservata dall'infezione, ma ha sempre aiutato a razionalizzare e superare brillantemente la cosa.
Poi c'è stato un cane, ad aprile 2016, che così, ad minchiam, mi è saltato addosso e mi ha azzannata, nonostante la museruola (inutile) di stoffa mi ha portato via un buon due euri di diametro di carnina dal braccio (quello sano per altro) e io son rimasta sotto.
Per uscire da sta cosa, che mi impediva di avvicinarmi anche al MIO cane, ho dovuto sottopormi a delle sedute di EMDR. Il fatto che fossi stata aggredita senza motivo mi aveva devastato. Così ho risolto.
In qualche modo, nella stessa maniera, ho sempre più o meno preso atto delle situazioni a me avverse e sono sempre andata avanti più o meno brillantemente (creando, ahimé, elevate aspettative a proposito delle mie capacità nelle persone che mi circondano, e che si aspettano SEMPRE che io inforchi la spada e la rotei come Valeria per salvarmi)... avevo delle motivazioni... lui è un coglione, lui mi ha presa in giro, lui è troppo debole per poter stare al passo mio, lui è troppo pantofolaio per vivere.
Mi sono comunque SEMPRE vendicata, e ho sempre goduto dei rimpianti dei miei omuncoli.
Poi è successa una cosa. Poi mi sono imbattuta nel maestro dei cerchi di fumo. Il Brucaliffo.
E mi sono sentita spiazzata. Niente con la testa poteva promettere bene. Ma si sa che a certe cose non si comanda, e fosse anche solo per quanto bello appariva ai miei occhi, per come distruggesse ogni qualsivoglia principio in cui credevo rendendomene felice, per il suono della sua voce e per quegli occhi che, devo confessare, erano in grado di far abbassare i miei, mi sono detta fanculo e che sarà mai, io mi faccio i cazzi miei.
E invece arrossivo. Io credo di non essere mai arrossita in vita mia, solo faccia rossa e sfatta per attività fisica, alcool o attività fisica con alcool.
E' difficile far finta di niente quando una persona ti crede addormentata, ti abbraccia con tenerezza e sospira "amore mio"... specialmente quando tu stai facendo i giri larghi per evitare il traffico in via Ti sei innamorata di questo qui, stupida idiota.
Poi arriva un bel momento in cui ti dici "Dove cazzo vado?" e capisci che forse bisogna salvare il salvabile e finirla lì. Ma non puoi ignorare la sofferenza alla sola idea di rinunciare.
E i mesi passano, e si susseguono le parole, i gesti e i fatti. E niente... sei lì, in balia del tornado, non al sicuro nell'occhio, dove non succede mai un cazzo.
E ci pensi, e ci ragioni, e ti guardi intorno. E intorno a te vedi solo i tuoi amici raggianti perchè non ti hanno mai vista così felice... e vedi un sacco di cose vecchie che avevi abbandonato in cui vuoi ributtarti a capofitto, perchè sei felice. Vedi un sacco di cose nuove che potrebbe essere divertente fare, perchè sei felice. E diventi pure una specie di bimbaminkia che posta su feisbuc anche la foto dello zerbino di casa, giusto per far vedere a lui cosa stai facendo. E lui è lì, sempre, per te. Lontano ma presente. Al telefono, reggendo il cellulare con la spalla mentre tieni stretto il tuo gatto che sta facendo l'eutanasia. Ogni sera, ogni santa sera, dietro uno schermo, a farti sentire felice, a farti andare a letto alle tre ogni notte, ma con un risveglio tranquillo e sereno poche ore dopo, perchè c'è un messaggio di buongiorno. A fare i conti alla rovescia per la prossima volta che ci si potrà rivedere.
Io ho sempre trattato tutti con rispetto, ma non ho mai visto qualcuno commosso perchè avevo comprato una cazzo di torta per il compleanno.
Tutto stupendo
Tutto meraviglioso
Roba da voler gridare dalla gioia dalla cima dei palazzi.
Purtroppo, siccome sono un'idiota, invece che gridare dai palazzi ne ho parlato con delle persone.
Nessuno sapeva la natura del mio essere Alice nel paese delle meraviglie al cospetto del fungo del Brucaliffo... poteva essere la scopata del secolo, poteva essere l'amore della mia vita. Non si sono posti questo problema, chiedendosi se c'era la possibilità di ferire i sentimenti di una persona. Hanno semplicemente detto "benissimo, sputtaniamo".
E così, per colpa della mia felicità e della mia infinita fiducia nel genere umano, che di umano non ha proprio niente, mi sono ritrovata, nello stesso giorno con:
- cane prossimo alla morte
- genitori in via di separazione
- 3 amiche di meno
- non più Brucaliffo.
Due giorni dopo il mio cane mi ha lasciata, mentre io la tenevo abbracciata forte durante l'eutanasia. Ma non c'era nessuno al telefono con me.
La verità è che io non ho mai provato certe cose nella mia vita, non ho mai trovato una persona che mi piacesse così tanto da occupare ogni sogno che faccio, una persona così meravigliosa e in grado di farti sentire sopra gli angeli, una di quelle persone che, quando le conosci, ti fanno venire voglia di essere migliore, di amare tutto quello che hai perchè non vedi l'ora di regalarglielo. Io non ho mai sorriso in strada alla gente solo perchè stavo pensando a qualcuno. Mi è capitato con lui, tante volte. Ho cominciato pure a fermarmi alle strisce pedonali per sorridere a chi doveva attraversare, perchè ero felice.
Io credo di non essere mai stata così felice.
E non credevo di sicuro di poter ripiombare così profondamente nello schifo. Il fondo che avevo creduto di toccare quando Paolo mi ha abbandonata sembra chilometri e chilometri lassù, sulla mia testa, dal pozzo senza fondo in cui mi trovo ora. Le pareti sono lisce, e non so come arrampicarmi, e le mani tese dei miei amici sono troppo lontane, così lontane che mi viene solo voglia di girarmi dall'altra parte e ignorarle.
Non sapevo che ci potessero essere delle situazioni così disperate in cui niente dà conforto. Ho sempre avuto tutte le mie cose, le cose mie, per tirarmi su. Ora non c'è più niente. Non faccio più nulla. Niente più lezioni di danza, niente abitudini, niente stadio, niente concerti, niente dischi nuovi, niente sonno e niente cibo.
La mia vita da 5 mesi quasi è svegliarsi in lacrime al mattino e non riuscire ad alzarsi per la stanchezza, lavorare, trovare scuse per non essere con i colleghi in pausa pranzo e, eventualmente, avanzare il cibo, lavorare, lavorare... lavorare il minimo sindacale, senza uno stimolo, senza un interesse, solo perchè si deve, tornare a casa, dare da mangiare ai conigli e alternare il soffitto della sala a quello della camera da letto, senza guardare la tv, lobotomizzandomi con i giochini dello smartphone, cercando disperatamente qualche cosa da fare che susciti in me un minimo di interesse. E non trovandola.
Lavoro, lametta, lavoro, lametta, un po' di alcol, lavoro, lametta. Da cinque mesi così. Da qualche mese a questa parte penso più al suicidio che a lui, ma trovo sempre dei motivi per posticipare, prima di tutto perchè sono una vigliacca di merda, secondo perchè spero sempre che ogni giorno sia quello giusto, e che lui torni da me.
Ogni tanto ho un momento di vita, quando succede qualcosa di brutto alle mie tre amichette del cazzo. Purtroppo però non ci sono solo loro. Pare che ci siano state molte persone che hanno approfittato della mia debolezza, in vari ambiti, per cercare di trovare un piccolo spazio sulla mia schiena per lanciare un altro coltello.
E' facile dire passerà, è facile dare consigli. So benissimo cosa direi ad una ipotetica amica in queste condizioni.
Ma per me non funziona.
Io ho trovato l'uomo della mia vita e neanche sapevo che ci fosse. E invece c'è. E non è con me. Quindi non riesco più a dare un senso a niente.
Vorrei solo isolarmi, non dover rendere conto a nessuno, sdraiarmi, dormire, e non svegliarmi più, se non con lui accanto.

giovedì 9 febbraio 2017

Suonare il violino

Questo è il quinto... cinque, il mio numero preferito. Chissà perchè poi... ma lo è sempre stato.
D'altronde come puoi spiegare l'indicibile bellezza dell'arancione?
Non puoi.
E allora non puoi spiegare neanche perchè è tanto carino il 5.
Però un 5 merita qualcosa di impegnativo ed importante. Ci sono centinaia di blog che ne parlano, in vari modi, e per i più svariati motivi. Io ho un solo scopo. Dirlo, per sentirne meno il peso. Se poi qualche 13enne capita qui e capisce qualcosa di positivo per la sua vita, meglio per lui, ma non è il mio scopo, nè il mio desiderio.
In effetti mi rendo conto di aver scritto "qualche 13enne" senza neanche soffermarmi a ragionare sul fatto che pure io avevo 13 anni la prima volta. Che anno quel 1992... sono successe delle robe esagerate. E rifarei tutto. Ma non so dire se questo lo rifarei... forse oggi, ora, direi di si, perchè siamo in una fase di MI SERVE. Ma ora che ci penso bene, neanche nei miei tanti anni di disintossicazione (forse meglio dire di inattività) ho mai pensato che sarebbe stato meglio "non iniziare".
Che poi... iniziare... iniziare cosa... non è che un bel giorno questa cosa sia arrivata e io abbia potuto scegliere si la faccio o no non la faccio. E' iniziata e basta.
Si chiama "tentativo fallimentare di verificare le tue condizioni vitali con metodi che per la gente normale sono da folli fuori di testa". Più comunemente noto come autolesionismo.
Eccomi qui, la vera incarnazione del grunge. Mi odio e voglio morire. Ma prima mi massacro, così mi assicuro di essere ancora viva.
All'inizio credevo fosse per attirare l'attenzione degli altri, tipo ehi guarda, io ho un buco in testa, ma non perchè perdo i capelli, ma perchè me li strappo a ciocche, e fa un male del dio.
Poi credevo che fosse per punirmi, tipo sei un mostro informe e nessuno ti vorrà mai perchè sei la rovina della vita dei tuoi genitori supereroi che si sacrificano per te, quindi vai subito a sboccare tutto quello che hai mangiato che non te lo meriti.
Poi è passato un po' di tempo e ho scoperto con orrore che i miei genitori non erano dei supereroi, ma solo delle normali persone, con i loro pregi e i loro difetti. Quindi potevano sbagliare anche loro, quindi dovevano essere puniti per aver sbagliato con me. Quindi smetti di mangiare, così dimagrirai fino ad ammalarti e sarai l'immagine vivente della sofferenza, e loro vedendoti si sentiranno in colpa.
Poi alla fine è diventato ingestibile, sebbene così razionale, ed era solo un modo per fermarsi. Quando il dolore è troppo da non sentirsi neanche più sul pianeta, quando la mente è già a tre quarti fuori dalla finestra, quando senti che non ne puoi più e non capisci più niente, e nessuno intorno a te capisce, e ti farfuglia minchiate assurde tipo REAGISCI... ok prendi una lama e taglia per vedere il sangue. Finchè c'è sangue ci sei. Finchè ci sei qualcosa potrebbe ancora cambiare... e se non cambia vedremo... ma per il momento taglia e guarda, e vedrai che smetterai subito di piangere, smetterai subito di stare male, e probabilmente se sei a letto riuscirai ad addormentarti prima ancora che i goccioloni smettano di cadere sulle lenzuola.
Lo so è agghiacciante.
Ma il punto è che ti possono dire tutto quello che vogliono, compreso che i veri depressi non parlano e non scrivono, non capiscono comunque. Non so cosa si intenda socialmente per depressione, ma so cosa si intende dal punto di vista medico. E i più comuni sintomi io ce li ho tutti, tranne la riluttanza verso i rapporti sessuali, quella non ce l'ho, e per altro è un problema, perchè la mia è solo monotematica.
L'autolesionismo è un modo disperato per cercare di stare meglio, almeno per me, almeno finchè funziona.
Quando non funzionerà più valuteremo. Forse, vedremo.
Mi piacerebbe solo che la gente non si fermasse alle apparenze e al giudizio facile. Probabilmente molti ragazzini svitano i temperini o i cutter solo perchè va di moda (una amichetta che avevo alle medie si era incisa Harley Davidson su un braccio, ma non aveva mica dei problemi simili, un altro mio amico si era marchiato "elisa" sulla pancia con un coltello, ma poi gli è passata). A volte è come una droga, e si, lo so, le dipendenze non sono mai ben viste dalla società. Ma prima di dire drogato di merda, forse uno dovrebbe chiedersi perchè qualcuno si droga, indipendentemente dalla sua scelta di droga.
Io onestamente credevo che questa cosa per me fosse un capitolo chiuso da anni, anche perchè l'avevo abbandonata per un validissimo motivo: un bel giorno non aveva funzionato più.
Invece a settembre, al primo momento libero dal lavoro, mi sono ritrovata in trance all'esselunga, senza neanche accorgermene, a buttare nel carrello le lamette insieme all'insalata e alla cocacola, con un macabro senso di fastidio perchè non avevo trovato nessuna delle mie due marche preferite.
Perchè io c'ho pure le marche preferite.
Qualche mese prima, in pieno periodo più bello della mia vita, stavo lavorando e ho avuto una cliente che forse non arrivava ai 20 anni. Mentre le parlavo lei sembrava assente. Io non ho doni particolari, ma capisco negli occhi di una ragazza un certo tipo di assenza. Non mi ascoltava, era preoccupata. E si copriva nervosamente un polso, come se si fosse resa conto di aver indossato una maglia troppo corta per nascondere quel che non voleva mostrare a me, una sconosciuta.
Io mi sono fermata, ho smesso di parlare, e ho tirato su tutta la manica sinistra, perchè lei potesse vedere che cosa mi portavo dietro io, addosso io. I miei bellissimi segni bianchi, che indicavano cicatrici, e non ferite aperte. Mi ha guardata come per dire "ma allora posso sopravvivere? Ma allora posso pensare che un domani anche io sarò felice come sei felice tu?" e poi ha cominciato ad ascoltarmi, senza più preoccuparsi di nascondersi il polso.
Mi chiedo cosa potrebbe pensare ora di me quella ragazza... forse che non esiste speranza.
Non la conosco, ma spero che possa essercene a sufficienza per lei, e che non mi veda mai più... ricordandomi ed idealizzandomi come la sconosciuta che l'ha aiutata.
E' dura. E' terribilmente terribilmente dura.
E a volte la cosa più dura è non riuscire a comunicare, e rassegnarsi in qualche modo al fatto che gli altri vedano i tagli, o le bruciature, o i lividi, o tutto il resto, e non capiscano che è solo una punta di iceberg... e tutto il fottuto Titanic ci è già andato contro, e sta solo affondando molto lentamente al freddo.

GrRrls don't cry

A seconda della fonte, e a seconda di chi considera il singolo o l'intero album, possiamo dire, senza scontentare nessuno, che tra il 1979 e il 1980 i Cure hanno pubblicato Boys don't cry.
Bella canzone, pregna di significati dentro e fuori, e pure un po' autotrovati.
Ai tempi in cui possedevo una piccola evoluzione del Nokia 3310 (sempre sia lodato) e avevo l'opzione "tira fuori il musicista che è in te, scrivi le note per la tua soneria personalizzata" Boys don't cry suonava sul mio telefonino quando chiamava Paolo. Paolo lo stronzo, per chi non lo sapesse, e per chi era lì che aspettava che io lo nominassi solo per fare un sorriso.
Paolo piangeva, più che altro quando era ubriaco fradicio. Ho sempre invidiato la sua capacità di bere una birra e vedere gli elefanti rosa. Io ho sempre speso un patrimonio in alcol per sentirmi quanto meno un po' più brilla di come sono al naturale se mi sto divertendo. Generalmente quando il livello di birra è tale per cui la pancia del precedente post dirompeva fuori dalla mimetica e il tempo passato al cesso per pipì infinite superava quello delle relazioni sociali mi fermavo.
Quando se n'è andato ho creduto di morire... è un'altra storia, di cui magari un giorno parlerò... ma credevo davvero che non ce l'avrei mai fatta a uscirne. C'era solo una cosa che mi spingeva ad andare avanti: lui con me era stato una merda, e non era giusto annullarsi per una merda. Inoltre avevamo (aveva) già in qualche modo tentato di rompere con me, e si sa che l'unica cosa buona riscaldata sono i pizzoccheri. Quindi sono andata oltre... relativamente ma sono andata oltre.
Per anni l'ho sognato di notte. Ho definitivamente smesso di sognarlo a maggio 2015, l'ultima volta che l'ho visto in sogno.
Paolo piangeva, ogni tanto. Neanche una lacrima quando se n'è andato, ma va beh.
Negli anni che sono passati dopo, 3 allo sbaraglio totale per rimettere insieme i pezzi, e 8 come parte di una coppia destinata all'autodistruzione, ho visto piangere alcuni uomini. Un caro amico, che sono stata lì a raccogliere col cucchiaino (e che ora è armato di un set di posate infinito per cercare di raccogliere me) e un tale... uno che abbiamo sempre chiamato, e per sempre continueremo a farlo, Cosetto. Ero pazza di Cosetto, ma nello stesso tempo non lo sopportavo. Non ho mai capito cosa volesse... penso solo soffrire. A volte credo di essere diventata Cosetto... non lo so.
8 anni con quello che penso tutti considerino il mio fidanzato storico (di cui 5 di convivenza) in cui non ho mai visto una lacrima, mai manco ai funerali.
Chissà, forse è vero che i ragazzi non piangono.
E poi invece di lacrime ne ho viste tante. A volte, in questi ultimi mesi, le ho viste sfuocate dal fatto che i miei occhi che guardavano erano i primi ad esserne ripieni.
Piango moltissimo, quotidianamente, in questi ultimi 5 mesi non ricordo un singolo giorno in cui io non abbia pianto. Neanche uno.
E' possibile immaginare di piangere ogni giorno? Ogni cazzo di giorno?
A volte sono singhiozzi incontrollati, di quelli che ti deformano la faccia, ti fanno diventare rossa e ti cola il naso.
A volte invece neanche ci penso, e di colpo mi sento strana... chiudo gli occhi e come un tergicristallo le palpebre mi fanno cadere laghi sulle guance.
In qualsiasi momento, in qualsiasi contesto.
Odio piangere in pubblico, ma a volte la cosa è incontrollabile. Al lavoro è un problema, sembri una pazza squilibrata. Ma non è gestibile.
Inoltre, a differenza di molte altre cose molto più subdole che faccio, piangere non serve a niente.
Eppure al mattino, o in quei rari momenti in cui mi sveglio (rari perchè non dormo) mi trovo già lacrimante.
E' possibile piangere mentre si dorme? E' una cosa che capita? o succede solo a me?
A volte mi chiedo come sia possibile avere ancora così tanta acqua in corpo da poter produrre ancora lacrime, visto che di proposito evito pure di bere, a parte quando la sete diventa insopportabile.
Ma se è vero che il pianto è l'esternazione del dolore, probabilmente avrò di che piangere per molto, molto tempo ancora.
Una sola cosa al momento è certa. Nel corso degli anni ho ritrovato un metodo molto discutibile per smettere di piangere.
Una cosa davvero spregevole agli occhi di molti, una cosa che per molti è una moda, una cosa che molti praticanti mettono fin troppo in piazza per i miei gusti.
Ma quando vieni tirata su non come una piccola principessa, ma come un piccolo soldato da guerra, parte della tua mente può percepire il piangere come estremamente più disdicevole del fare altro.
Quindi faccio altro.

Mangiare o non mangiare

Stasera ho dovuto fare un lungo lavoro, diciamo di contabilità, che non solo mi ha tolto il poco piacere di un qualcosa che ho tentato di fare per me nel mio pomeriggio libero, ma che mi ha anche impedito di cenare. E ormai, visto che sono passate le 23, dopo 4 ore di questo lavoro e le duecento sigarette che ho fumato durante, di fame non ne ho proprio più.
Ma la fame non è mai stata una noia per me. Forse una specie di penitenza, che è durata fino ai 36 anni e mezzo. Ma non posso raccontare la storia della mia fame senza raccontare quella del mio corpo.
Non ho mai, mai mai amato il mio corpo, sono solo riuscita, da circa un paio d'anni a questa parte, a cominciare a conviverci ignorandolo. Non credo mi piacerà mai, ma ignorarlo è già una grande vittoria per me. Significa che sono in grado, ora, di non precludermi le cose perchè, a causa della bruttezza del mio corpo ai miei occhi, non ne sono degna.
Da bambina io volevo fare la ballerina... e forse pure adesso, anche se proprio mentre scrivo, sono sdraiata a letto con il ghiaccio su una caviglia, che ha avuto la bella idea di infortunarsi proprio tre giorni fa.
Mamma voglio fare la ballerina
Si ma prima ti devi laureare
Sono stata cresciuta da una donna manager in carriera, una di quelle persone che si è intristita alla pensione perchè amava il suo lavoro. Una che ogni mattina tailleur e lei si che usciva a comandare. Ma non ha potuto ricoprire alcuni incarichi in azienda perchè era solo diplomata. Quindi la laurea per lei è sempre stata tutto.
Il pezzo di carta. Avrei potuto laurearmi in scienze della caduta della briciola di michetta sul balcone di sotto quando sbatti la tovaglia... sempre laurea era. E per lei valeva.
Non ricordo una volta in cui i miei genitori mi abbiano detto che ero bella (va beh, ci sarebbe il favoloso aneddoto di mio padre, trascinato a vedermi a non so più quale saggio di danza, che alla fine, porgendomi un bel mazzo di fiori, mi aveva detto "come eri bella col costume giallo"... e io avevo danzato almeno 7-8 pezzi... con 7-8 costumi di tutti i colori giusto tranne uno da indovinare). Io non ero la bambina bella. Io ero la bambina brava, intelligente, che faceva un sacco di cose, che era più avanti dei suoi compagni, che spiegava i dinosauri in classe, che a 8 anni sapeva già cosa fosse il natron e cosa Carter aveva ritrovato nella tomba di Tutankhamon... ma non ero bella. Ho come un vago ricordo di alcuni miei pensieri alle elementari, sul fatto che fossi abbastanza carina. Avevo dei capelli fantastici, gli occhi grandi, e non ero nemmeno tanto bassa. Ma niente... non particolarmente bella.
Io non ero destinata ad essere bella, io dovevo essere qualcosa che, per gli stereotipi, solo un bambino, un ragazzo, un uomo doveva e poteva essere.
Credo che sia giusto ringraziare mia madre per avermi cresciuta consapevole che una donna deve sempre lottare un po' di più, essere furba un po' di più, studiare un po' di più... ma so anche che questo ha creato dei problemi alla mia femminilità e al mio modo di percepirmi. Ancora adesso, quando magari sono fuori con amiche, se qualcuno viene a fare il brillante e le importuna, mentre tutte ridono come ochette maliziose io faccio l'uomo della situazione e mando affanculo la gente. Una volta uno è venuto a fare lo scemo con me in discoteca e mi ha dato una pacca sul culo. Io stile furia cieca l'ho preso per il collo e l'ho attaccato alla parete...
Non sono mai stata completamente convinta di essere femmina, anche se ho tanti difetti noiosi molto femminili. L'immagine che lo specchio mi ha sempre rimandato non faceva che confermarmi le mie idee. Una donna dovrebbe avere i fianchi, le servono per partorire. Lo stereotipo dice 90-60-90... io sono sempre andata giù tipo tronco, senza un accenno di vita, senza torace più o meno sottile, senza fianchi. Sembra una cazzata, in un mondo di donne col culone e la cellulite... ma io mi sono sempre vista come un palo informe con le tette attaccate. E la pancia... la genetica della mia famiglia è la pancia. Queste cose mi hanno fatto vivere male... ma che dico male, malissimo, la quasi totalità della mia vita. Sono arrivata a pensare di essere così orribile e deforme da non meritarmi nulla. Nemmeno uscire di casa, nemmeno fare sesso col mio fidanzato. Figuriamoci mangiare. Per anni il mio desiderio per natale è stato l'addominoplastica.
Quindi ho collezionato tantissimi problemi alimentari, da vera adolescente... ah li so tutti... non mangiare, mangiare di nascosto, controllare da psicopatica le etichette, indursi il vomito, fare attività fisica oltre il limite solo per dimagrire... giusto i lassativi non prendevo... ma quello credo solo perchè avevo comunque altri disturbi.
Quindi no, non mangiare non mi preoccupa.
Poi sono successe delle cose, quasi tutte insieme. Ho conosciuto un dottore che ha capito, dopo anni e anni di esami di ogni tipo, compresa una golosissima colonscopia senza anestesia, che avevo delle intolleranze alimentari, che non dovevo mangiare alcune cose, e questo cominciava ad aiutare dal punto di vista della pancia. Ho conosciuto un altro dottore, che immagino verrà fuori spesso qui, lo Psichi (uno psicologo) che è stato capace dove nessuno era mai arrivato di farmi vedere cose che non pensavo ci fossero. E poi ho conosciuto un altro uomo, di cui so che dovrò parlare spesso, il Brucaliffo, perchè bravissimo, quasi poetico, a fare i cerchi di fumo con le sigarette. Lui mi ha fatto sentire bella davvero, per la prima volta, a 36 anni suonati.
Ma ancora adesso il mio corpo è allenatissimo al digiuno. Posso non mangiare per giorni interi di seguito.
E se mi sento triste o depressa, la prima cosa che provo è nausea... come se i miei momenti di bulimia fossero cronicizzati dentro di me.
Da quando c'è il Brucaliffo tutte queste cose che sono state con me per più di 25 anni non ci sono più.
A volte vorrei non averlo superato come problema... perchè era così semplice darsi la colpa perchè si è brutte, grasse e deformi. E appena c'è un problema io smetto di mangiare... perchè di sicuro il problema sono io e privarsi del cibo è una buona, giusta e dolorosa punizione,

mercoledì 8 febbraio 2017

Le introduzioni, le scelte subite, le scelte sbagliate e il resto del racconto

Presumo che occorra in qualche modo una sorta di "ciao sono Ambra, ho 16 anni e questi sono i miei capelli" (che citazione biblica... non è la rai...).
Purtroppo in qualche modo devo tentare di essere me stessa al massimo senza fare troppi nomi, anzi direi se possibile nessuno, perchè questa è un'incredibile arma a doppio taglio.
Vorrei solo che il lettore casuale non pensasse di me che sono un'adolescente scombinata nel corpo e nella mente. In realtà lo sono, non ho mai superato l'adolescenza, credo, ma lo sono solo "dentro", visto che i 16 anni li ho superati da un bel po' (e avendo visto e citato non è la rai immagino che la cosa sia evidente).
Il mondo virtuale è pieno di giovani e giovanissimi che usano blog e social network per raccontarsi, per esprimere le loro opinioni ed idee, e, perchè no, anche per esprimere i propri disagi.
Seguo silenziosamente alcuni di questi blog, più o meno con costanza... un po' perchè mi appassiona vedere come i giovani affrontino un periodo che per me fu più buio del medioevo, con mezzi di comunicazione molto diversi da quelli che avevo io... un po' perchè mi sembra che gli anni passino, il mondo si evolva... ma certi tipi di disagi quelli erano, e quelli sono.
Mi fa tanta tenerezza leggere a volte di 16enni alle prese con le ansie per il loro corpo, con le prime delusioni amorose, con il fortissimo desiderio di essere grandi.
Ma io a volte penso che mai meme di facebook fu più vero di quello che dice "non crescere... è una trappola".
Ebbene... non solo le adolescenti anagrafiche o le adolescenti non cresciute hanno disagi considerati "immaturi". Ce li hanno anche donne con due palle così che semplicemente ad un bel momento si sono dette "sai che c'è? io ora mi siedo e aspetto... prima o poi finirà tutta sta merda". E per finirà non intendo per forza che si attenda un cambiamento in meglio, un definitivo "finalmente la ruota ha girato anche per me"... ci sono molti altri modi per finire.
Sono qui a dare il pessimo esempio di come certe cose che "i grandi" ci dicevano sarebbero passate, a volte non passano proprio. E non credo dipenda dall'intelligenza e dalla forza delle singole persone... a volte dipende solo dall'animo che ci siamo ritrovati.
Comunque non voglio che un qualsiasi 16enne depresso capiti qui e pensi di uccidersi perchè io non ho speranza... la vita è bella e quasi tutte le persone che conosco hanno realizzato buona parte dei loro sogni. La vita è bella. Quella degli altri. Non la mia. E credo che la colpa sia mia... oddio ho anche la grandissima capacità di circondarmi di bastardi di dimensioni galattiche che non mi aiutano...
In ogni caso presumo che appena si ingranerà, qui ci sarà poco da ridere. Perchè quel che mi serve per avere sollievo e magari per riuscire a prender sonno alle due anzichè alle cinque ogni notte sarà scrivere, sarà parlare, sarà aprire cuore e mente ai pensieri più profondi. E questi pensieri comprendono l'amore, il sangue, la morte, l'amicizia, l'amicizia tradita... e tutta una serie di mostri orribili.
Quando scrivo su facebook, perchè a volte non ne posso fare a meno, oltre all'effimero benessere momentaneo di aver scritto, ottengo cuoricini, abbracci virtuali, consigli, insulti e una lunga serie di variegati silenzi.
Questi silenzi a volte si traducono in messaggi privati, telefonate, richieste di uscite, ma anche in frasi terribili tipo hai rotto i tre quarti/una persona depressa si esprime a monosillabi, mica scrive poemi/ti passerà, passa a tutti/cosa credi, che sia capitato solo a te/i veri problemi nella vita sono altri/ti piace essere in questa situazione/ non sei in grado di vivere senza crearti dei problemi.
E così scattano i lucchetti di sicurezza sulle scatole che nascondono i mostri... i mostri si liberano e si impadroniscono delle menti più stanche.
Quando un paio di anni fa ho letto "Doctor Sleep", uno degli ultimi romanzi di Stephen King (che tra l'altro consiglio vivamente, perchè è il seguito di "Shining", che tutti dovrebbero leggere, almeno per cultura personale - e poi per capire perchè i fans di Stephen King hanno un problema con Kubrick) mi aveva divertito molto, e in qualche modo lusingato, il fatto che il Maestro avesse usato l'immagine delle scatole, dei contenitori, in cui il piccolo, ormai cresciuto, Danny Torrance rinchiudeva i mostri dell'Overloock Hotel... ho pensato di fare le stesse associazioni mentali.
E niente, ci saranno mostri, mostri davvero orribili

Per cominciare

Non so dire come, dove e quando è nata in me la necessità, probabilmente non richiesta, di scrivere cose. Non sono una scrittrice in grado di inventare una storia e dei personaggi, e probabilmente non ho nulla da raccontare.
Ma molte, molte, molte lune fa, per scherzare, per giocare e per nonsonemmenoioperchè, avevo, come molti altri, un blog di messenger. Quel blog, che ormai non esiste più, mi aveva permesso di esprimermi su diversi argomenti, che a volte fatico a trattare senza uno schermo che "mi difenda" dal mondo. Inoltre mi aveva consentito di stringere dei rapporti, sebbene virtuali, che in qualche modo hanno superato gli anni. Ed esistono ancora adesso.
Ma soprattutto, sopra qualsiasi altra cosa, il blog mi aveva aiutata in un periodo terribile della mia vita, poichè mi permetteva di tirare fuori quello che avevo dentro, senza essere giudicata.
In qualche modo si discute e si viene giudicati comunque, ma c'è quel piacere di poter dire "questa è casa mia e tu non puoi venire qui a dirmi cosa sia giusto o cosa sia sbagliato". Non è che io non accetti pareri diversi dai miei, anzi, mi ritengo una persona piuttosto aperta al confronto, specialmente se argomentato... altrimenti mi "accontenterei" dei mille cuoricini di facebook.
Il punto è che a volte mi serve scrivere, ma non mi basta la matita fucsia a pulsante storica che ho (credo di essere una delle poche creature sulla terra che ancora acquista mine HB per una stupida matita a pulsante che ormai avrà più o meno 15 anni) e il mio quaderno/diario segreto.
A volte ho bisogno di sapere che, anche se in silenzio, qualcuno legge.
Molto tempo fa, come tantissime altre poco più che ventenni, anche io ho patito il tremendo e catastrofico dramma personale di venir lasciata dal poco più che ventenne che credevo mi amasse, con cui pensavo di passare tutto il resto della vita. Solo che per me fu UN TANTINO più esagerato di un catastrofico dramma personale. Era necessario, per una serie di vicissitudini legate a quella storia, e per trovare la forza di sopravvivere, non cercarlo, non sentirlo mai più. Di giorno ci riuscivo, dura, forte, concentrata sui miei doveri di studentessa. Ma di notte, sola nel mio letto a soppalco ad una piazza e mezza, circondata dai miei tre (allora erano tre) gatti, la cosa era davvero difficile.
Avevo un piccolo quaderno viola, su cui gli scrivevo lettere, pur di non mandargli sms, ma dava un sollievo momentaneo.
Poi una amica (che allora era un'amica, e negli anni si è rivelata una stronza epocale, ma allora era una persona importante per me) mi diede un consiglio a dir poco geniale. Mi disse "Ogni volta che vuoi scrivergli, che non ne puoi più, che devi assolutamente dirgli qualcosa, dal mi manchi al fottiti, tu scrivi a me".
Sembrava un'idiozia. Ma ci ho provato... e ha funzionato! Mandavo decine di sms a 0,15 centesimi di euro. Ha funzionato perchè bastava sapere che una persona leggeva... non importava non avere una risposta, o un feedback, come va di moda dire da quando esiste ebay.
Ecco perchè allora avevo cominciato a scrivere un blog.
Ecco perchè sono ancora qua... anche se credo che ora lo scopo sia solo avere un po' di sollievo, perchè non trovo, dentro di me, alcuna valida motivazione per cercare di superare l'incubo in cui mi sono cacciata da settembre 2016.