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venerdì 10 febbraio 2017

L'amore, l'abbandono e altre malattie

Come a chiunque, anche a me è capitato, diverse volte, di perdere la persona a cui volevo bene.
Niente di eccezionale o di diverso dalla vita di tutti, immagino.
I primi psichi o gli amichetti un po' più profondi mi hanno sempre detto che le mie difficoltà con gli uomini sono state causate dal rapporto anomalo che ho con mio padre, eterno bambino, responsabile, ai miei occhi di adolescente, di un grave torto, fatto a mia madre, a mio fratello, ma soprattutto a me. Per qualche tempo ci ho creduto pure io. Poi crescendo, sempre per quel meccanismo traumatico di scoprire che mamma e papà sono esseri umani e non supereroi, mi sono resa conto che di quello che aveva fatto mio padre non me ne fregava nulla. Non riesco a perdonargli di aver detto bugie su di me, ma fondamentalmente who cares, un botto di gente da sempre dice cazzate su di me.
E comunque metabolizzato l'evento, le reazioni per tutti esagerate agli abbandoni non se ne sono certo andate.
Mi sono innamorata nella mia vita, ho avuto storie lunghe, una di 6 e una di 8 anni. Ho detto basta tutte e due le volte. Non senza prima provare a sistemare, specialmente la seconda, non senza annullare i miei pensieri e le mie aspettative... ma non funzionava. E se non funziona non c'è verso.
E'normale, è così, e si reagisce.
Direi a pari numero di volte, mi è capitato di essere dall'altra parte, di quella che si sentiva dire che non funzionava, ed è sempre stato completamente inaspettato. Nessuno dei gentili signori (e delle signore, perchè ci sono pure quelle, mica sono omofoba io) si è mai preoccupato di dirmi "tesoro io ho questo problema/ansia/disagio, vediamo se si può mettere pezza". No, non ho mai meritato qualcuno in grado di essere chiaro e onesto con me almeno la metà di quanto lo sono io. Non imparando la lezione, continuo a dire sempre tutto quello che penso, anche a sproposito. E così al trauma dell'abbandono si è sempre sommato quello del cosiddetto fulmine a ciel sereno.
La migliore? Lui, sempre lui, il buon vecchio Paolo, appena dopo natale, ma prima di capodanno, così collezioni regali e poi vai alla festa del 31 sereno. Quell'anno mi aveva regalato a natale l'ultimissimo cofanetto di Twin Peaks uscito in quegli anni. Gliel'ho restituito quando ho saputo.
Mi ero chiusa in casa, non sono uscita per giorni (allora era facile, se sei studente non hai un datore di lavoro a cui render conto) e ho smesso completamente di mangiare. Andavo avanti a caffè, birra, vino e sigarette. La notte di capodanno l'avevo passata a letto, col Principe Tavor, e con una scatola di Wilkinson, vecchio modello, quelle che avevano la scatolina di plastica bianca e la linguetta di cartone nero. Credevo di impazzire. Le mie amiche mi venivano a trovare a casa... Poi un giorno mi ha chiamata un amico suo, uno con cui avevo un bellissimo rapporto. Mi ha detto che mi doveva parlare.
Me lo ricordo come se fosse ieri, una giornata di primavera eccezionale in pieno gennaio, davanti al Castello. Abbiamo camminato fino ad una panchina, io armata di mille lucky strike e una heineken da 66. Lui mi ha chiesto come stavo e, visto che faceva l'infermiere, ha dato un'occhiata alle mie ferite varie. Mi ricordo che mi aveva anche controllato la testa, per vedere i capelli strappati, così, sulla panchina del parco. Mi ha detto che era molto brutto quello che stava per dirmi, ma che era certo che mi avrebbe aiutata per il dolore. E così mi ha raccontato di come il mio bel principe coi fanali verdi che cambiavano colore (mai fidarsi delle persone a cui gli occhi diventano gialli) di principesco non avesse niente di niente, e che frequentava una ragazza appena maggiorenne, senza manco aver avuto le palle di farmi le corna.
E così, mossa dall'odio ho tirato fuori due palle giganti che manco pensavo di avere, soffrivo come una bestia, ma tanto ho fatto che lui si è dovuto trasferire in un'altra città, non prima di averlo mandato quasi all'ospedale per le botte che gli ho dato (sono un fiore delicato, io). Nel giro di una settimana ero fuori di casa agghindata da battaglia e nel giro di una settimana, qualche ora e qualche gin lemon ero nel mio peugeut alle 4 di mattina con le mani di Cosetto un po' dappertutto. E fanculo.
Ho un parallelismo golosissimo, giusto per convincermi scrivendo di come mi funziona la testa.
Sono stata attaccata e morsicata da un numero considerevole di gatti, cani, gatti, conigli, gatti, criceti, gatti, ratti, gatti, pappagalli, gatti e una volta pure una stupida tartaruga. Ma ogni volta, per quante madonne io sia riuscita a tirare (fa male, fa malissimo) riuscivo sempre a darmi una spiegazione... ha paura, il proprietario è un coglione, devo fargli una manovra fastidiosa, sono stata maldestra... la spiegazione non mi ha mai preservata dall'infezione, ma ha sempre aiutato a razionalizzare e superare brillantemente la cosa.
Poi c'è stato un cane, ad aprile 2016, che così, ad minchiam, mi è saltato addosso e mi ha azzannata, nonostante la museruola (inutile) di stoffa mi ha portato via un buon due euri di diametro di carnina dal braccio (quello sano per altro) e io son rimasta sotto.
Per uscire da sta cosa, che mi impediva di avvicinarmi anche al MIO cane, ho dovuto sottopormi a delle sedute di EMDR. Il fatto che fossi stata aggredita senza motivo mi aveva devastato. Così ho risolto.
In qualche modo, nella stessa maniera, ho sempre più o meno preso atto delle situazioni a me avverse e sono sempre andata avanti più o meno brillantemente (creando, ahimé, elevate aspettative a proposito delle mie capacità nelle persone che mi circondano, e che si aspettano SEMPRE che io inforchi la spada e la rotei come Valeria per salvarmi)... avevo delle motivazioni... lui è un coglione, lui mi ha presa in giro, lui è troppo debole per poter stare al passo mio, lui è troppo pantofolaio per vivere.
Mi sono comunque SEMPRE vendicata, e ho sempre goduto dei rimpianti dei miei omuncoli.
Poi è successa una cosa. Poi mi sono imbattuta nel maestro dei cerchi di fumo. Il Brucaliffo.
E mi sono sentita spiazzata. Niente con la testa poteva promettere bene. Ma si sa che a certe cose non si comanda, e fosse anche solo per quanto bello appariva ai miei occhi, per come distruggesse ogni qualsivoglia principio in cui credevo rendendomene felice, per il suono della sua voce e per quegli occhi che, devo confessare, erano in grado di far abbassare i miei, mi sono detta fanculo e che sarà mai, io mi faccio i cazzi miei.
E invece arrossivo. Io credo di non essere mai arrossita in vita mia, solo faccia rossa e sfatta per attività fisica, alcool o attività fisica con alcool.
E' difficile far finta di niente quando una persona ti crede addormentata, ti abbraccia con tenerezza e sospira "amore mio"... specialmente quando tu stai facendo i giri larghi per evitare il traffico in via Ti sei innamorata di questo qui, stupida idiota.
Poi arriva un bel momento in cui ti dici "Dove cazzo vado?" e capisci che forse bisogna salvare il salvabile e finirla lì. Ma non puoi ignorare la sofferenza alla sola idea di rinunciare.
E i mesi passano, e si susseguono le parole, i gesti e i fatti. E niente... sei lì, in balia del tornado, non al sicuro nell'occhio, dove non succede mai un cazzo.
E ci pensi, e ci ragioni, e ti guardi intorno. E intorno a te vedi solo i tuoi amici raggianti perchè non ti hanno mai vista così felice... e vedi un sacco di cose vecchie che avevi abbandonato in cui vuoi ributtarti a capofitto, perchè sei felice. Vedi un sacco di cose nuove che potrebbe essere divertente fare, perchè sei felice. E diventi pure una specie di bimbaminkia che posta su feisbuc anche la foto dello zerbino di casa, giusto per far vedere a lui cosa stai facendo. E lui è lì, sempre, per te. Lontano ma presente. Al telefono, reggendo il cellulare con la spalla mentre tieni stretto il tuo gatto che sta facendo l'eutanasia. Ogni sera, ogni santa sera, dietro uno schermo, a farti sentire felice, a farti andare a letto alle tre ogni notte, ma con un risveglio tranquillo e sereno poche ore dopo, perchè c'è un messaggio di buongiorno. A fare i conti alla rovescia per la prossima volta che ci si potrà rivedere.
Io ho sempre trattato tutti con rispetto, ma non ho mai visto qualcuno commosso perchè avevo comprato una cazzo di torta per il compleanno.
Tutto stupendo
Tutto meraviglioso
Roba da voler gridare dalla gioia dalla cima dei palazzi.
Purtroppo, siccome sono un'idiota, invece che gridare dai palazzi ne ho parlato con delle persone.
Nessuno sapeva la natura del mio essere Alice nel paese delle meraviglie al cospetto del fungo del Brucaliffo... poteva essere la scopata del secolo, poteva essere l'amore della mia vita. Non si sono posti questo problema, chiedendosi se c'era la possibilità di ferire i sentimenti di una persona. Hanno semplicemente detto "benissimo, sputtaniamo".
E così, per colpa della mia felicità e della mia infinita fiducia nel genere umano, che di umano non ha proprio niente, mi sono ritrovata, nello stesso giorno con:
- cane prossimo alla morte
- genitori in via di separazione
- 3 amiche di meno
- non più Brucaliffo.
Due giorni dopo il mio cane mi ha lasciata, mentre io la tenevo abbracciata forte durante l'eutanasia. Ma non c'era nessuno al telefono con me.
La verità è che io non ho mai provato certe cose nella mia vita, non ho mai trovato una persona che mi piacesse così tanto da occupare ogni sogno che faccio, una persona così meravigliosa e in grado di farti sentire sopra gli angeli, una di quelle persone che, quando le conosci, ti fanno venire voglia di essere migliore, di amare tutto quello che hai perchè non vedi l'ora di regalarglielo. Io non ho mai sorriso in strada alla gente solo perchè stavo pensando a qualcuno. Mi è capitato con lui, tante volte. Ho cominciato pure a fermarmi alle strisce pedonali per sorridere a chi doveva attraversare, perchè ero felice.
Io credo di non essere mai stata così felice.
E non credevo di sicuro di poter ripiombare così profondamente nello schifo. Il fondo che avevo creduto di toccare quando Paolo mi ha abbandonata sembra chilometri e chilometri lassù, sulla mia testa, dal pozzo senza fondo in cui mi trovo ora. Le pareti sono lisce, e non so come arrampicarmi, e le mani tese dei miei amici sono troppo lontane, così lontane che mi viene solo voglia di girarmi dall'altra parte e ignorarle.
Non sapevo che ci potessero essere delle situazioni così disperate in cui niente dà conforto. Ho sempre avuto tutte le mie cose, le cose mie, per tirarmi su. Ora non c'è più niente. Non faccio più nulla. Niente più lezioni di danza, niente abitudini, niente stadio, niente concerti, niente dischi nuovi, niente sonno e niente cibo.
La mia vita da 5 mesi quasi è svegliarsi in lacrime al mattino e non riuscire ad alzarsi per la stanchezza, lavorare, trovare scuse per non essere con i colleghi in pausa pranzo e, eventualmente, avanzare il cibo, lavorare, lavorare... lavorare il minimo sindacale, senza uno stimolo, senza un interesse, solo perchè si deve, tornare a casa, dare da mangiare ai conigli e alternare il soffitto della sala a quello della camera da letto, senza guardare la tv, lobotomizzandomi con i giochini dello smartphone, cercando disperatamente qualche cosa da fare che susciti in me un minimo di interesse. E non trovandola.
Lavoro, lametta, lavoro, lametta, un po' di alcol, lavoro, lametta. Da cinque mesi così. Da qualche mese a questa parte penso più al suicidio che a lui, ma trovo sempre dei motivi per posticipare, prima di tutto perchè sono una vigliacca di merda, secondo perchè spero sempre che ogni giorno sia quello giusto, e che lui torni da me.
Ogni tanto ho un momento di vita, quando succede qualcosa di brutto alle mie tre amichette del cazzo. Purtroppo però non ci sono solo loro. Pare che ci siano state molte persone che hanno approfittato della mia debolezza, in vari ambiti, per cercare di trovare un piccolo spazio sulla mia schiena per lanciare un altro coltello.
E' facile dire passerà, è facile dare consigli. So benissimo cosa direi ad una ipotetica amica in queste condizioni.
Ma per me non funziona.
Io ho trovato l'uomo della mia vita e neanche sapevo che ci fosse. E invece c'è. E non è con me. Quindi non riesco più a dare un senso a niente.
Vorrei solo isolarmi, non dover rendere conto a nessuno, sdraiarmi, dormire, e non svegliarmi più, se non con lui accanto.

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