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domenica 25 giugno 2017

La morte del cigno

Stasera ho provato a guardare "Il cigno nero", film ormai vecchio che ho sempre boicottato in quanto non mi ispirava minimamente. Inoltre c'è la Portman che non è esattamente la mia attrice preferita.
Va beh il film mi ha fatto cagare per una serie di motivi che non hanno grande significato... ma ci sono delle scene...
Ovviamente la Portman ha una controfigura in quanto non è una ballerina. Quando alla fine del film ci sono le scene durante la prima dello spettacolo lei viene inquadrata in viso (con grande maestria per dare il senso del movimento, visto che non si può vedere a figura intera) e la si sente respirare, nonostante la musica stupenda.
Inquadrano i piedi della ballerina, si sente il rumore delle punte sul pavimento.
Si vedono scene di preparazione delle punte stesse, la rottura della suola, i colpi sul pavimento, il cucire nastri ed elastici, il tagliuzzare la suola.
Ho pianto.
Non voglio dire che mi manca, perchè non è che danzare mi manchi in sè... mi manca come ero. Mi manca quell'anno in cui ero così felice da riprendere in mano totalmente la mia vita e decidere, fra le altre cose, di fare molti sacrifici (anche economici) e riprendere a danzare.
Non sono mai stata la più brava, inoltre col mio fisico e il mio seno sono veramente poco credibile come ballerina... ma lo facevo con passione ed impegno... fino a dove il mio semitendinoso infortunato e il mio legamento crociato di pongo potevano spingersi.
Ho passato una vita a studiare in apertura davanti all'armadio, o coi piedi incastrati tra le sponde del letto per fare stretching anche alle due di notte.
Per anni ogni volta che ero triste o nervosa mi alzavo dal letto, mettevo le punte e facevo échappé fino a farmi sanguinare le dita.
Ho perso unghie, ho le piante dei piedi spesse, con i calli dovuti alle suole delle mezze, posso camminare sulla sabbia calda e sentir fastidio 10-15 secondi dopo una persona normale.
Lo studio della danza, classica, jazz, moderna, di carattere e hip hop mi ha insegnato tanto. Non mi ha mai raddrizzato le spalle ma mi ha dato gambe stupende e un culino piccolo e inutile, ma di marmo. Mi ha insegnato la disciplina, il rigore, l'impegno, la pazienza, e il desiderio di riuscire a fare cose più o meno impossibili, coordinando parti del corpo.
Ho lottato per tutta l'infanzia per poterlo fare, la mia prima iscrizione è arrivata in seconda media... e mi ricordo che avevo chiamato il mio fidanzatino per dirglielo, piangevo di gioia quando finalmente mi hanno lasciato andare.

Poi gli infortuni, gli impegni universitari. Non riuscivo più a stare dietro a niente a causa dell'università... ho lasciato tante cose una dopo l'altra. L'ultima fu la danza.
L'anno scorso, quando avevo ricominciato a vivere e stavo bene, mi era sembrata la cosa più normale del mondo iscrivermi di nuovo. C'era voluto un po' per trovare una scuola, per accomodare i turni di lavoro, per trovare i soldi.
Ma ero così felice... Mi ricordo il giorno in cui sono andata dietro alla Scala a comprare le punte nuove... mi ero vestita bene e mi ero truccata. Avevo preso la metropolitana sorridente. Sorridevo a tutti.
Poi mi sono seduta su una panchina in centro a rimirare il mio acquisto, per poi tornare di corsa a casa a cucire, rompere suole e provare qualcosa davanti allo specchio della camera da letto.

E' incredibile come non sia possibile per me riprovare quel tipo di emozione, come io sia così tanto disperata da non poter trovare conforto in quello che ho sempre amato... solo perchè ho trovato un amore più grande che mi assorbe.
Niente serve più a niente.
E soprattutto, nonostante le versioni assurde, Odette alla fine, per amore di Sigfrido, si sacrifica e muore



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