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mercoledì 14 giugno 2017

Un aspirante suicida parla con la sua anima

Aprii la mia bocca alla mia anima, che potessi rispondere a ciò che aveva detto: “È troppo per me oggi, che la mia anima non discorra con me! È davvero eccessivo per esagerazione, è come se mi ignorasse. Non se ne vada la mia anima, ma aspetti per me […]. [Essa sta] nel mio corpo come una rete di corda, ma non le avverrà di evitare il giorno della disgrazia. Ecco, la mia anima mi porta fuori di strada, ma io non le do ascolto; mi trascina alla morte, prima che sia venuto a essa, e mi getta sul fuoco per bruciarmi […]. Si avvicina a me il giorno della disgrazia, e sta da quel lato come farebbe un [demone?]. Tale è colui che esce fuori per portarsi a lui. O mia anima, che sia incapace di consolare la miseria in vita, e mi scoraggi dalla morte, prima che sia venuto a lei, fa’ dolce per me l’Occidente! È forse una disgrazia? La vita è un’alterna vicenda, e anche gli alberi cadono. Passa sopra il male, perché la mia miseria dura. Thot mi giudicherà, lui che pacifica gli dei! Khonsu mi difenderà, lui che è lo scriba per eccellenza! Ra udrà le mie parole, lui che comanda la barca solare! Mi difenderà Isdes (Thot) nella Sala Santa, perché il bisognoso è pesato [coi pesi] che (dio) ha sollevato per me! È dolce che gli dèi allontanino i segreti del mio corpo!” Ciò che la mia anima disse: “Non sei forse un uomo? Tu invero sei vivo, ma qual è il tuo profitto? Prenditi cura della vita (?) come (se tu fossi) ricco”.
“Ecco, il mio nome puzza, ecco, più che il fetore degli avvoltoi, un giorno di estate, quando il cielo è ardente. Ecco, il mio nome puzza, ecco, [più che il fetore ] di un prenditore di pesci, un giorno di presa, quando il cielo è caldo. Ecco, il mio nome puzza, ecco, più che il fetore delle oche, più (che il fetore) di un canneto pieno d’uccelli acquatici. Ecco, il mio nome puzza, ecco, più che il fetore dei pescatori, più che le insenature paludose dove hanno pescato. Ecco, il mio nome puzza, ecco, più che il fetore dei coccodrilli, più che star seduti presso le rive piene di coccodrilli. A chi parlerò oggi? i cuori sono rapaci, ognuno prende i beni del compagno. (A chi parlerò oggi?) La gentilezza è perita, la violenza si abbatte su ognuno. A chi parlerò oggi? Si è soddisfatti del male, il bene è buttato a terra dovunque. A chi parlerò oggi? Un uomo che dovrebbe far adirare per le sue azioni malvagie, fa ridere tutti per il suo iniquo peccato. A chi parlerò oggi? Si depreda, ognuno deruba il suo compagno. A chi parlerò oggi? Il criminale è un amico intimo, il fratello insieme al quale si agiva è divenuto un nemico. La morte è davanti a me oggi, come quando un malato risana, come l’uscir fuori da una detenzione. La morte è davanti a me oggi, come il profumo della mirra, come seder sotto una vela in una giornata divento. La morte è davanti a me oggi, come il profumo dei loti, come seder sulla riva del Paese dell’Ebbrezza. La morte è davanti a me oggi, come una strada battuta, come quando un uomo torna a casa sua da una spedizione. La morte è davanti a me oggi, come il tornar sereno del cielo, come un uomo che riesce a veder chiaro in ciò che non conosceva. La morte è davanti a me oggi, come quando un uomo desidera veder casa sua, dopo molti anni passati in prigionia”. Ciò che disse la mia anima a me: “Butta la lamentela sul piolo (?), camerata e fratello, fa’ offerte sul braciere, attaccati alla vita come ho detto. Desiderami qui, rinvia per te l’Occidente
Quando giungerai all’Occidente
Dopo che il tuo corpo si sarà unito alla terra, e allora abiteremo insieme”.

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